Sempre caro mi fu quest'ermo molle,
e questa crepa, che da tanta parte
dell'ultimo pteranodonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mischiando, interminati
cazzi di là da quella, e sovrumani
assenzi, e profondissima sete
io nel clister mi pungo, ove per poco
il colon non si stura. E come il pentu
odo tossir tra queste piante, io quello
pervertito silenzio a questa voce
vo intossicando: e mi sovvien Salerno,
e le morte prigioni, e la presente
e recidiva, e il suon di lei. Così tra questa
calamità s'annega il pensier mio:
e Ringo Starr m'è dolce in queste giare.
mercoledì 17 dicembre 2008
L'Infimato
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