martedì 18 novembre 2008

E d'oro e d'argento splendevano i doni, ma gli occhi eran freddi e non erano buoni


15 Novembre. Operai nella mia via qui a Torino incominciano a montare le luci natalizie... E pian piano si vedono i negozi addobbati e i primi auguri di buone feste... Feste... Quelli della mia generazione ricorderanno benissimo che quando eravamo piccoli fino all'8 di Dicembre non si vedeva nulla. Ora si sente un brusio diffuso che si lamenta a bassa voce del fatto che, forse, è un pò troppo presto... Ma mai troppo forte perché in realtà, a parte quel pezzetto di popolazione che sente doveroso risparmiare energia e promuove iniziative come "M'illumino di meno", in realtà è questo che si vuole. Dà sollievo il clima di festa, distrae (oltre a ricordare che è tempo di spendere per addobbi e regali così come vogliono i commercianti, ma questo è un altro paio di maniche).
La gente è profondamente triste. E così si inventa feste nuove (non ricordo che qui in Italia si sia mai festeggiato Halloween fino a quando non ho avuto circa 13-14 anni) o cerca di allungare il più possibile quelle esistenti. Non c'è una pausa, non vogliamo tornare alla realtà, triste, priva di consolazioni, piena di disgrazie, di ansie, che ci fa sentire inconcludenti e abbandonati. Abbiamo bisogno di un pretesto esterno, di una distrazione. Esattamente come un alcolista, il principio è lo stesso. Non siamo capaci di essere felici senza l'apporto di un pretesto esterno, accendere un fuocherello di gioia dentro che si mantiene vivo nonostante tutto, autonomo e che ci darebbe una grande forza.
Quest'ubriachezza, questa felicità apparente ci rende ancora più vulnerabili e quindi prede ideali in balia di tutti coloro che ci vogliono alla loro mercé e che ci gettano dei contentini dall'alto che noi, privi di speranza, accogliamo come se fossero necessari, come uccellini che spalancano la bocca al cielo, certi che la madre (unica entità che conoscono e di cui si possono fidare) li farà sopravvivere.
E al contempo, le stesse feste perdono il loro valore ed il loro significato. Sono confuse in una lunga ebbrezza generale e drogante e ormai non hanno più quasi senso di esistere. Proprio il Natale ne è un grande esempio. Per quanto io sia contraria al senso di base di questo tipo di festa (usare una data fittizia, per assoluto caso vicina a quella fissata per il Capodanno, per festeggiare la nascita di un uomo "come dio passato alla storia", con oltretutto una tipologia di nascita analoga ad un libro fantasy spinto, quando la cosa è assolutamente irrilevante per il cristianesimo in sé e gli apostoli non lo festeggiavano di certo) resta comunque il senso della tradizione, il fascino dell'atmosfera e un momento per il ritrovarsi nel calore famigliare (per quanto anche quest'ultima cosa spesso e volentieri sia di un'ipocrisia inaudita). Ma anche questo senso va a perdersi. Quelle atmosfere caratteristiche sono annacquate e finiranno per disciogliersi completamente. Forse già i nostri nipoti non sapranno più il vero motivo per cui si festeggia e saremo tutti travestiti di finta gioia fuori ma inevitabilmente marci dentro, perché in questo modo non affrontiamo né risolviamo le nostre angosce ma permettiamo loro di divorarci senza accorgercene.